C.S.C. Bergamo


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una rete per il Serio

Il territorio bergamasco, con i suoi laghi, fiumi, canali, ecc. si presenta bello rivelando anche la sua vocazione idrografica. Per questo l’azione umana individuale, comunitaria e politica non può esimersi dalla tutela, bonifica e miglioramento dei diversi bacini fluviali e dell’intero impianto morfologico provinciale.
Anzi proprio da quest’azione possiamo cogliere il grado di responsabilità raggiunto dagli abitanti. Infatti, recenti studi in geofilosofia e in etno-antropologia riconducono il termine
paesaggio a quella antica relazione tra uomo e ambiente.

Con il termine paesaggio (e nel nostro caso di paesaggio fluviale in riferimento a tutto ciò che è bagnato dal fiume Serio) dobbiamo così ricorrere all’immagine di “luogo dell’abitare”, luogo di cui prendersi cura. Luogo quale spazio riconoscibile (memoria storica) e riconosciuto (vissuto) da una comunità. Come a dire: una comunità è tale se sa leggersi attraverso, nel paesaggio.
Inoltre, se vogliamo parlare, analizzare… occuparci di paesaggio occorre assumere un punto di vista inter, trans disciplinare, così come abbiamo bisogno di molte competenze se vogliamo passare da una cultura di pura conoscenza (e questo è quello che perseguiamo da anni) all’acquisizione di comportamenti responsabili, di custodia del bacino idrografico del Serio e del pianeta intero.

Come sapete non ci riferiamo soltanto ad obiettivi e competenze di natura scolastica, ma poi, nella formulazione di una corretta rappresentazione epistemologica di paesaggio, vorremmo recuperare il rapporto disatteso per anni e da molti studiosi, tra paesaggio ed estetica, perché ormai conosciamo il fallimento di una visione del paesaggio antropocentrico (società tecnocratica). E condurre così l’uomo (studenti, docenti…) di nuovo allo stupore, alla trascendenza. L’uomo può modificare certo la natura per fini benefici, ma è pur sempre la natura a fornire la possibilità del dimorare umano. Bisogna così ristabilire con essa una relazione armonica: rideterminare l’incontro tra un luogo e comunità.


E’ interessante ricordare che dal punto di vista storico il concetto di paesaggio (XV sec.) è riconducibile a poche culture e che esso nasce in arte.
E’ la pittura di paesaggio che iniziò a ritrarre
un fuori e a renderlo visibile da una finestra: così da mettere un limite ad un continuum. Con la prospettiva si ritagliò e si ritaglia una porzione di mondo, si costruisce geometricamente uno spazio sottraendolo all’intera natura. Cosicché i luoghi rappresentati potevano per la prima volta essere raggiunti: si allargò l’orizzonte dell’uomo (e si crearono anche stereotipi)… Tutto ciò però condusse anche ad una consapevolezza etica nei confronti della natura stessa, tant’è che con il romanticismo si avvertirono i devastanti effetti della rivoluzione industriale.

Nel XX secolo per vari motivi si ruppe questa visione idilliaca del paesaggio quale luogo culturale e spirituale, la cui intrinseca bellezza permise e permette all’uomo di contemplarlo, attraversarlo e viverlo. Ci riferiamo alla costruzione di una cittadinanza che miri al bene comune, alla sussidiarietà e alla sostenibilità ambientale attraverso prassi che da diversi anni dichiariamo nel nostro progetto (nuovi stili di vita).
La stessa nascita dell’ecologia ancora oggi (nonostante i meriti ad essa ascrivibili per affrontare la “questione ambientale”) usa il termine paesaggio come sinonimo di ambiente conducendo nell’oblio il rapporto primordiale tra paesaggio ed estetica.

E’ anche per questo che vorremmo recuperare quella visione complessiva ed originaria di paesaggio. Cogliere nell’esaminare, leggere il paesaggio, l’intima relazione tra la dimensione etica ed estetica servendoci nell’azione educativa, formativa ed orientativa dell’intero progetto di quella strada, percorribile ancora oggi, che conduce al recupero dell’esperienza paesaggistica intesa nel suo originale significato di elevazione dello spirito al di sopra della materialità e dell’ovvietà di ogni mera estensione territoriale.


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